Venerdì 10 marzo alle ore 21.00 sarà presentata la nuova produzione del Teatro della Tosse, I giusti di Albert Camus con la regia di Emanuele Conte e la traduzione di Giulia Serafini.
In questa messa in scena l’attenzione si centra sul dramma umano dei personaggi di fronte a un dilemma etico, un caso di coscienza, che riguarda tutti: decidere se la violenza necessaria per perseguire e completare la ribellione possa essere giustificata e quali limiti debbano essere posti. È possibile dare una giustificazione morale alla violenza e al terrorismo rivoluzionario? Il fine giustifica i mezzi?
Si contrappongono così due visioni della rivolta, quella dettata dalla paura, che legittima qualsiasi tipo di azione, pur di ottenere lo scopo, e quella mossa dall’amore per la vita e la libertà, che pone dei limiti ai mezzi consentiti per raggiungere il sovvertimento dell’ordine costituito.
Nella messinscena di Conte, a differenza del testo originale, non c’è una collocazione temporale definita, non c’è l’azione terroristica in quanto tale ma le motivazioni ed il percorso per arrivare ad essa. I personaggi, le situazioni e le storie de I giusti potrebbero avvenire in un passato lontano, nel presente o nel futuro, in qualsiasi paese del mondo.
La storia assume così un carattere universale in cui non è possibile non scorgere i riflessi del nostro presente.
I protagonisti si definiscono sin dal titolo “i giusti” e difendono il loro operato manifestando l’intenzione di riportare proprio la giustizia al centro della vita sociale. Sono un gruppo di giovani rivoluzionari, quattro uomini e una donna, con il progetto di far saltare in aria la carrozza che trasporta il Granduca, incarnazione del potere che intendono distruggere. Al momento dell’esecuzione materiale si trovano però di fronte ad una situazione inattesa: la presenza sulla carrozza di due bambini, due innocenti. Il caso di coscienza irrompe quindi improvviso da un imprevisto ed apre una profonda spaccatura nel gruppo , in particolare tra le due figure di Stepan e Kaliayev.
Gianmaria Martini è Kaliayev l’attentatore che decide di risparmiare i bambini ma non esita a uccidere il Granduca e accetta il suo destino mosso dalla forza delle sue idee. Sarah Pesca già protagonista di Eurydice, interpreta Dora, unica donna della cellula terroristica, innamorata di Kaliayev e dell’idea rivoluzionaria di giustizia. Pesca interpreta anche la Granduchessa che ha visto morire il marito nell’attentato terroristico e si trova a confrontarsi drammaticamente con l’assassino. Luca Mammoli è impegnato nel doppio ruolo di Stepan il più radicale del gruppo, e di Skuratov poliziotto che in carcere tenta di far crollare le convinzioni di Kaliayev. Graziano Siressi presta il volto a Annenkov capo della cellula terroristica e a Foka, il boia della prigione. Il giovanissimo Alessio Zirulia, scelto per il ruolo con un provino nazionale, interpreta Voinov personaggio lacerato dai dubbi e la guardia del carcere.
Un dramma di concretezza e potenza evocativa, una situazione universale, il racconto del passato per riflettere sul presente, su ciò che accade dentro e fuori di noi quando si sceglie la violenza per sovvertire l’ordine delle cose.
La redazione
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