Sabato 4 febbraio alle ore 21,00 e domenica 5 febbraio in replica alle ore 17,00, alla Sala Diana del Teatro Garage andrà in scena la nuova produzione La voce degli esclusi. Il testo e la regia dello spettacolo sono a cura del direttore artistico del Teatro Garage, Lorenzo Costa.
Lo spettacolo-concerto ricostruisce una breve storia del Funk, il genere musicale, evoluzione della musica dei neri americani, che negli anni settanta va a oltre il blues e le sue varianti per affermare una identità di genere salvaguardandola dal conformismo bianco.
Il Funk riporta alle origini per comprendere ed accettare le radici afro-americane negli anni in cui il personaggio simbolo della lotta anti-razziale è Martin Luther King.
Attraverso le vicende di alcuni fra i più noti musicisti, utilizzando una contaminazione di linguaggi fra musica dal vivo, parola e immagine si raccontano le vite “maledette” di uomini e donne mettendo l'accento sul deprecabile fenomeno del razzismo. Il blues è la musica dei diseredati, degli ultimi. Gli attori raccontano fatti e leggende che hanno contribuito a mitizzare il blues. Mettono a nudo le vite “maledette” di uomini e donne che hanno sempre vissuto sopra le righe, sposando il talento ad una condotta di vita spesso trasgressiva che, in qualche caso, li ha condotti alla fine. Lo scopo principale è mettere l'accento sul deprecabile fenomeno del razzismo.
Da James Brown a Solomon Burke, da Sly & the Family Stone ad Aretha Franklin, da Marvin Gaye a Enzo Avitabile. La musica è la protagonista, ma grande peso ha lo sguardo rivolto al sociale. Molti dei musicisti citati si sono impegnati, regalando il proprio talento, a favore dei diritti civili. La messa in scena mette in evidenza fatti e vicende che hanno segnato la storia dell'umanità.
A partire dagli inizi degli anni settanta nasce una maggiore consapevolezza dei propri diritti e dei propri doveri. Sono gli anni delle Pantere Nere che vogliono la lotta invece del pacifismo, gli anni di Cassius Clay, il grande campione di pugilato che rinuncia alla corona dei pesi massimi perché si dichiara obiettore di coscienza, rifiutandosi di partire per la guerra" Non partirò per il Vietnam. Nessun Vietcong mi ha mai chiamato negro"
La redazione
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