"Cibo per gli Antenati, Fiori per gli Dèi": la mostra al Museo d'Arte Orientale Edoardo Chiossone
30-04-2019

Il Museo Chiossone di Genova custodisce le collezioni d’arte giapponese e cinese che Edoardo Chiossone (Genova 1833-Tōkyō 1898), distinto professore genovese di tecniche di disegno e incisione, raccolse durante il suo soggiorno in Giappone di oltre 23 anni, dal 1875 fino alla morte nell’aprile del 1898. Grazie alla loro ampia varietà, le collezioni Chiossone consentono di studiare sia la storia dell’arte giapponese sia le relazioni culturali e artistiche Cina-Giappone.


A questo riguardo la collezione di manufatti in bronzo e metallo è particolarmente importante: i pezzi arcaistici cinesi databili dalla dinastia Song Meridionale (1127-1279) fino alla fine del secolo XIX, importati in Giappone a cominciare dal periodo Muromachi (1393-1572), documentano sia il plurisecolare interesse cinese per le antichità, sia il gusto giapponese, coltivato dall’aristocrazia militare e dai maestri del tè, di collezionare vasi cinesi in bronzo per comporre i fiori (hanaike 花生). Quanto alla sezione della bronzistica giapponese del Museo Chiossone, comprende opere insigni, databili dalla Protostoria (periodi Yayoi e Kofun, secoli III a. C – VII d.C.)  fino al tardo periodo Meiji (1868-1912).


La maggior parte delle opere che saranno esposte nella rassegna di Genova appartiene al Museo Chiossone, con la significativa partecipazione di prestiti importanti provenienti dal Museo Nazionale d’Arte Orientale di Roma, dal Museo d’Arte Cinese ed Etnografico di Parma e da collezioni private.


Dal secondo millennio a. C. fino alla fine della dinastia Han nel secolo III d.C., i vasi in bronzo della Cina arcaica erano impiegati nelle offerte rituali di carni, cereali e bevande fermentate agli Antenati. La loro riscoperta in epoca storica, al tempo della dinastia Song Settentrionale (960-1127), comportò non solo il tentativo di ricostruire i contenuti e i significati dei riti antichi, ma anche l’esigenza di documentare e studiare il vasellame rituale in bronzo dell’Antichità sia mediante classificazioni e catalogazioni illustrate, sia mediante la riproduzione in bronzo e ceramica degli esemplari arcaici. Questo rilevante fenomeno di studio, copia e riproduzione delle antichità, noto in Occidente come ‘arcaismo’ o ‘produzione arcaistica’, durò ininterrottamente fino alla fine della dinastia Qing (1644-1911). Tuttavia, alla fine del primo millennio dell’era volgare gli universi religiosi e spirituali della Cina erano irreversibilmente cambiati rispetto a quelli arcaici: non più soltanto gli Antenati, bensì anche gli Immortali del Taoismo, i Risvegliati e i Bodhisattva del Buddhismo, insediati sugli altari e nei templi, richiedevano culto e offerte acconce, differenti da quelli antichi: vale a dire, fiori, incenso e luce di lampade o candele. Così, nei vasi anticamente ricolmati d’offerte di cereali si bruciava incenso, nei vasi e nei calici un tempo usati per contenere e libare il vino agli antenati si componevano fiori.


I bronzi cinesi in stile arcaistico importati nell’arcipelago giapponese dal secolo VII fino al XIX erano destinati essenzialmente alla corte imperiale, ai grandi monasteri buddhisti e, dalla fine del secolo XIII in avanti, anche all’aristocrazia militare. In Giappone queste opere d’importazione appartenevano alla speciale categoria dei karamono kodō 唐物古銅, ‘oggetti cinesi in bronzo’ avidamente ricercati, collezionati e custoditi dall’élite politica durante i periodi Muromachi (1393-1572), Momoyama (1573-1600) ed Edo (1600-1868). Ebbene, questi bronzi, che insieme ad altri karamono quali calligrafie, dipinti, lacche intagliate e ceramiche celadon rappresentano l’espressione del prestigio culturale del Giappone legato al possesso dei capolavori cinesi, sono parte essenziale della storia dell’arte e del gusto giapponese, sui quali esercitarono influssi profondi nel corso dei secoli.


I vasi da fiori cinesi (karamono hanaike 唐物花生) dei secoli XIII-XVIII appartenenti al Museo Chiossone sono opere d’alto valore artistico, culturale, simbolico e tecnico. I più antichi ad essere importati in Giappone risalgono ai secoli XIV-XV: erano impiegati nella decorazione zashiki kazari 座敷飾 – vale a dire, nelle esposizioni ornamentali preparate nelle sale di rappresentanza e da ricevimento delle residenze feudali. I bronzi cinesi delle epoche successive, databili ai secoli XV-XIX, cioè dal medio periodo Ming al periodo Qing tardo e finale, trovarono collocazione sia nell’ambito della cerimonia del tè (chanoyu 茶の湯) sia negli ambienti dei bunjin 文人, i letterati sinofili che praticavano la ‘via del tè infuso’ (senchadō 前茶道). Svariati dei vasi da fiori importati dalla Cina appartenenti al Museo Chiossone sono strettamente comparabili a esemplari storicamente classificati in Giappone come ‘opere celebri’ (meibutsu 名物) o ‘di grande rinomanza’ (ōmeibutsu大名物), appartenute in passato a collezioni aristocratiche e a grandi maestri del tè e trasmesse ai patrimoni dei musei giapponesi pubblici e privati fino all’epoca contemporanea.


Infine, importa considerare che nelle collezioni Chiossone svariati rikkahei 立花瓶 giapponesi – vale a dire, grandi vasi in bronzo per le composizioni floreali formali, prodotti dalla fine del secolo XVI ai primi del XIX da bronzisti specializzati noti come ‘maestri di vasi da fiori’ (ohanaire-shi 御花入師) – attestano sia l’esemplarità artistica e culturale attribuita all’antica tradizione del collezionismo d’antichità cinesi, sia la creazione selettiva, da parte dei grandi bronzisti giapponesi, di uno stile arcaistico d’ispirazione cinese pienamente consono al gusto locale.


Info:
Tel. 010 542285


Orari:
da martedì a venerdì 9-19;
sabato e domenica  100-19.30;
lunedì chiuso


Biglietti:
Intero € 5,00
Ridotto € 3,00

La redazione 

 

 

 

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