Recensione a cura di Gianluca Messineo
Con la sua ultima opera letteraria, ancora un volta il caro amico Stefano Ferri e' riuscito a stupirmi e affascinarmi.
La sua, una penna veramente felice, a cui dedico il mio sincero plauso e le seguenti minime considerazioni.
Perché mi è piaciuto molto? Per motivi diversi:
- un libro diverso sicuramente dai precedenti, ma ancora adesso con qualche riflessione e probabilmente vissuto personale;
- un testo per milanesi e non solo ... il risotto allo zafferano è d'altronde universalmente riconosciuto come prelibatezza a prescindere anche dal ceto sociale e dal territorio d'origine;
- un tema particolare che in parte mi ha ricordato la prima parte del mio libro cult di M.Cipolla "Allegro, ma non troppo" sull'influenza del pepe nella storia medioevale.Beninteso, sono cose completamente diverse, ma ...;
- il tema storico. Si percepisce senza difficoltà che il romanzo nasce da una solida preparazione dello scrittore a monte, in tema di abbigliamento dei personaggi, degli ambienti interni ed esterni, dei modi di dire, dei modi di relazionarsi tra nobili, borghesi e plebei, delle vie e quartieri della Milano tra il 999 D.C.e il 1577 A.D.;
- le varie vicende che si dipanano inizialmente in parallelo ed in modo autonomo per poi intricarsi vicendevolmente con effetti a sorpresa;
- la descrizione della peste e degli appestati. Molto coinvolgente nel dolore e nella crudezza di alcune immagini, senza alcun risparmio verso uno scritto diretto e invasivo;
- diverse frasi veramente d'effetto e che vale la pena appuntarsi. "Sarebbe stato bellissimo." "Bellissimo";
- i vari personaggi. Delineati con grande attenzione, dovizia di dettagli ed estremamente veritieri, sembra proprio di poterli toccare!! Anche i loro comportamenti e le loro riflessioni sono sempre molto coerenti con i personaggi.
La prima parte del romanzo tratta le sofferenze e gli eroismi di Guglielmo, prodigo nella disperazione per dar da mangiare ai suoi bambini ed atterrito, nella sua ingenuità ed ignoranza a non venir meno ai dettami dei vari monsignori, grassi e turlupinatori.
Con il capitolo seguente facciamo un salto di oltre 500 anni e ci immergiamo pienamente nel cantiere per la fabbrica del Duomo, in una Milano in mano agli spagnoli.
Vengono narrate le vicissitudini di Filippo che si strugge per un amore quasi impossibile per Alessandra, con alle porte la peste che a breve travolgera' la vita e le speranze di tutti.
Infine, l'apoteosi letteraria con il capitolo dedicato alla peste e ... non voglio certo spoilerare ...
Un racconto che invita sicuramente alla lettura e che migliora l'attrattiva con lo scorrere delle pagine. Un libro che ho letto quasi tutto d'un fiato, per arrivare presto all'ultimo capitolo che giudico personalmente il migliore!!
Il personaggio che più mi ha affascinato? Certamente l'enigmatico cardinale Carlo Borromeo.
Qui Stefano si esalta, manco avesse avuto la possibilità di conoscere l'Illustrissimo personalmente. Sembrano veramente testimonianze storiche e non dialoghi comunque frutto dell'immaginazione dell'autore!!
L'omelia finale del Cardinale un vero quadro d'autore, di una veridicità commovente e struggente.
Complimenti Stefano e ... buon lettura!!
Gianluca Messineo
Stefano Ferri e Gianluca Messineo
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