In base al VII Rapporto Censis-Eudaimon del 2024, è emerso un dato significativo: il Big Stay ha nettamente preso il sopravvento sulla Great Resignation. La chiave di questa svolta è rappresentata dal welfare aziendale, uno strumento molto apprezzato dai dipendenti e sempre più utilizzato dalle aziende.
Ma, prima di entrare nel cuore del discorso, è opportuno spiegare i concetti di Great Resignation e di Big Stay. Con il termine Great Resignation, fenomeno esploso nel 2021 negli Stati Uniti e poi diffusosi in molte zone del mondo, si fa riferimento alle dimissioni di massa dei dipendenti, insoddisfatti del loro lavoro e desiderosi di trovare qualcosa di meglio, da un punto di vista economico e professionale.
Questo fenomeno ha galoppato in modo inarrestabile dal 2021 fino al 2022, iniziando a diminuire gradualmente nei primi tre trimestri del 2023. Un'inversione di tendenza dovuta al boom del Big Stay, il fenomeno opposto alla Great Resignation dove i dipendenti hanno preferito rimanere nella loro posizione attuale.
Eppure c'è un paradosso che va evidenziato: benché i dipendenti preferiscano restare nelle aziende dove lavorano, si registra una disaffezione verso il lavoro. Questa discrepanza rischia semplicemente di trasformare la Great Resignation in Great Exhaustion. Cosa significa? Che i dipendenti sono presenti fisicamente, ma sono stanchi e poco interessati al loro lavoro, quindi poco produttivi e poco motivati.
Ed è in questo contesto che si inserisce il welfare aziendale, che ha la capacità di motivare i dipendenti che decidono di restare al lavoro. Da un'altra ricerca sono emersi dati molto significativi: il 42% delle aziende ha implementato un piano strutturato e basato sul welfare aziendale, percentuale che cresce fino al 53% tra le imprese con oltre 1.000 dipendenti.
Negli ultimi tempi sono cambiate molti aspetti in ambito lavorativo, perciò ti invitiamo a leggere l'articolo di approfondimento che illustra le principali novità del welfare aziendale 2024.
Ma in che direzione sta andando il welfare aziendale? Per rispondere a questa domanda ritorniamo al rapporto Censis-Eudaimon, dal quale sono emersi i desideri e le aspettative dei collaboratori.
Il 67,7% degli occupati preferirebbe in futuro ridurre il tempo dedicato all'attività lavorativa, mentre l'87,3% ritiene sbagliato porre il lavoro al centro della propria vita. Un altro 72,4% gradirebbe avere un consulente di welfare aziendale in grado di supportarlo e guidarlo nelle sue scelte.
Concentrandosi sui benefit, quelli maggiormente scelti dalle compagnie sono i buoni pasti (41%). A seguire ci sono poi i servizi per la salute (31%), le convenzioni e le scontistiche (25%), la flessibilità organizzativa (24%) e gli incentivi alla formazione (22%).
C'è un'altra tendenza che merita di essere evidenziata: il 37% delle aziende sta dando molto spazio alla mobilità sostenibile, promuovendo orari flessibili e l'utilizzo dei mezzi pubblici. Infine il welfare aziendale è percepito positivamente soprattutto come strumento in grado di rafforzare il potere d'acquisto dei dipendenti.
La redazione
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