La quarta stagione del Teatro Altrove, 2016/2017, verrà inaugurata sabato 29 ottobre con lo spettacolo "Scintille", dalle ore 21:00. La regia è di Laura Sicignano, con la partecipazione di Anna Paola Bardelloni per una produzione Teatro Cargo. Scintille ha ricevuto il Premio del Pubblico del 13° Festival Teatrale di Resistenza e il Premio Museo Cervi.
Scintille
New York, sabato 25 marzo 1911, ore 16 e 40: manca un quarto d’ora alla chiusura della fabbrica Triangle Waistshirt Company, produttrice di camicette. Sono al lavoro circa 600 persone, per lo più donne giovanissime. La maggior parte sa a malapena l’inglese: sono immigrate italiane o dall’Europa dell’Est e rappresentano il principale sostegno economico per le loro famiglie. Anna Paola Bardelloni rievoca questa giornata dal punto di vista delle protagoniste, una madre e due figlie, emigrate dall’Italia in cerca di fortuna. Un scintilla. Forse è scaturita da una delle fioche lampade a gas che illuminano le file di cucitrici, chine sulle loro macchine. In un attimo, all’Ottavo piano del grattacielo che ospita la fabbrica, prendono fuoco le camicette appese sopra le teste delle lavoratrici, gli avanzi di tessuto ammucchiati in enormi cumuli negli stanzoni, i rocchetti di filo. Non esiste un’adeguata protezione antincendio. Il fuoco impedisce di fuggire. C’è solo una scala d’emergenza, che subito crolla sotto al peso delle operaie. Le porte sono sbarrate: le hanno chiuse i proprietari della fabbrica, per impedire che le lavoratrici escano prima dell’orario stabilito. La tragedia si svolge in 18 minuti: 146 morti, quasi tutte ragazze. Le operaie dell’Ottavo, Nono e Decimo piano sono imprigionate dalle fiamme. Cercano di scappare con il montacarichi: crolla sotto il peso eccessivo dei corpi. Un gruppo di studenti che assistono alla scena dal grattacielo accanto, creano una passerella sul tetto e riescono a salvare moltissime ragazze. Ma presto la passerella cede. Molte restano asfissiate dal fumo. Non rimane che un’unica via d’uscita: saltare giù. La folla da sotto urla: “Non saltare!”. Ma le alternative sono due: saltare o morire bruciati. Cento metri dalle finestre al marciapiede. Anche se i pompieri hanno teso delle reti per accogliere le fuggitive, l’altezza è tale che la stoffa di rompe. Una cascata di corpi. Ragazze dai cornicioni si lanciano tenendosi per mano. Ragazze in fiamme. Centinaia di corpi sul selciato. Negli anni precedenti le operaie avevano tentato inutilmente di ottenere migliori condizioni di lavoro e di sicurezza. Seguiranno una serie di processi, da cui i proprietari della fabbrica usciranno praticamente impuniti. Ma la scintilla della protesta si è sprigionata da questa terribile vicenda, che diventerà uno dei precedenti storici per la Festa della Donna. Molti altri episodi hanno concorso a dar vita all’8 marzo: è certo che se anche fosse anche falso il collegamento storico, non c’ è episodio nella storia delle donne più adatto a segnare un punto di svolta.
Quanti di noi oggi ricordano ancora questa storia? Scrive Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera: “Due bambine, due sorelle, precipitarono prese per la mano; vennero separate durante il volo, ma raggiunsero il pavimento nello stesso istante, entrambe morte. Forse erano Rosaria e Lucia Maltese, forse Bettina e Francesca Miale, forse Serafina e Sara Saracino… Erano centinaia, le ragazze e le bambine italiane che lavoravano lì, sfruttate da quei carnefici. Centinaia. E almeno 39 identificate («da un anello, da un frammento di scarpa») più dieci ufficialmente disperse, videro finire così il loro sogno americano. I loro assassini, al processo, vennero assolti. L’ 8 marzo, dopo tante rimozioni, ricordiamoci anche di loro”.
La redazione
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