Sabato 24 settembre, alle ore 21:00, il prestigioso Salone del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale in Genova ospiterà il concerto per due pianoforti e coro femminile “The Planets”, di Gustav Holst, nell’interpretazione dei pianisti Massimo De Stefano e Alberto Perfetti. Il concerto, a ingresso libero e gratuito e con il patrocinio di Regione Liguria e Comune e Municipio VII Ponente di Genova, costituisce l’apertura delle celebrazioni per il centoventesimo di fondazione e continuativa attività della Scuola Musicale Giuseppe Conte di Genova Pegli: 1896 – 2016.
La suite di Holst è il brano inglese più eseguito al mondo, brano di incredibile impatto sonoro e coloristico, suggestivo, spettacolare e orchestrato in maniera geniale. In questo concerto è presentata, in prima esecuzione assoluta italiana, la versione trascritta da Holst stesso per due pianoforti, senza però rinunciare all’apporto, nel finale, di un coro femminile “invisibile”, che crea geniali effetti di incredibile e infinita spazialità.
Singolare anche il fatto che la suite di Holst risulti il brano inglese più eseguito al mondo, eccezion fatta proprio per l’Italia, dove, per inspiegabili ragioni, è ancora oggi eseguito relativamente poco, pur risultando brano di incredibile impatto sonoro e coloristico, suggestivo, spettacolare e orchestrato in maniera geniale tramite una gigantesca massa strumentale. In questo concerto è presentata, in prima esecuzione assoluta italiana, la versione trascritta da Holst stesso per due pianoforti, senza però rinunciare all’apporto, nel finale, di un coro femminile “invisibile”, che crea geniali effetti di incredibile e infinita spazialità. “The Planets” è concepito secondo criteri di razionalità quasi implacabili: dal “vicino” Marte, via via allontanandosi dalla Terra fino all’ineffabile Nettuno, ancor oggi avvolto dal mistero della lontananza. I pianeti sono sette (Plutone era ancora sconosciuto e la Terra rimane esclusa), come le sette ere dell’esistenza umana: dalla nascita, attraverso l’adolescenza, la maturità, la senilità, fino alla morte (probabilmente rappresentata dal lento e implacabile dissolversi di ogni suono strumentale e vocale al termine della Suite, fino al raggiungimento del Silenzio, cioè del Nulla). Molti altri criteri rispettano una struttura improntata alla simmetria: uno per tutti, la metrica in 5/4 che apre la Suite con la terrificante marcia guerresca di Marte, per chiuderla con lo stesso ritmo in 5, ovviamente rallentato, dopo quasi un’ora nell’ipnosi di Nettuno, vera e propria “musica dell’infinito”.
Un sottile e singolare filo del destino lega tra loro due dei capolavori sinfonici novecenteschi più eseguiti e amati dai pubblici di tutto il mondo: la splendida suite “I Pianeti” di Gustav Holst e la ancor più celebre cantata scenica “Carmina Burana” di Carl Orff: sia Holst sia Orff, pur ottimi didatti (Holst lo fu addirittura di lettere, in un liceo), coltivarono la composizione come una professione “a latere” dell’attività didattica, avvalendosi di ottime tecniche compositive individuali, ma senza riuscire a trovare il riscontro che la loro arte avrebbe meritato. Per entrambi, tale meritata fama arrivò quando riuscirono a coniugare all’arte dei suoni le proprie passioni culturali: Holst l’astronomia, Orff l’amore per l’antichità e la storia. Nacquero così i due capolavori, che donano ancor oggi a entrambi imperitura e meritata fama: nel 1917 (iniziata nel ‘14) “The Planets”, nel 1936 “Carmina Burana”.
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